Il volo di Stefano La Colla, dal debutto con Aida a Livorno (2008) ai teatri internazionali. Fino alla Turandot a Torre del Lago (di Fulvio Venturi)

di FULVIO VENTURI –

Reduce dagli applausi per  la sua interpretazione del Principe Ignoto (Calaf )in “Turandot” che il 14 luglio ha aperto la stagione 2017 del Festival Puccini di Torre del Lago, il tenore Stefano La Colla (nella foto sopra il titolo e in basso a destra nel ruolo di Calaf al Pucciniano) ha concesso un’intervista a Fulvio Venturi, critico musicale, per www.toscanaeventinews.it.

Buongiorno Stefano, come va? Ti abbiamo lasciato qualche anno promettente studente di canto che si esibiva in applauditi concerti amatoriali e ti ritroviamo adesso interprete di Turandot al Festival Pucciniano di Torre del Lago. Che cosa è accaduto in questo periodo?
“Dal periodo dei primi concerti, ho avuto la possibilità di fare molte esperienze sul palcoscenico. Ho cominciato a cantare ruoli importanti già dal 2006, ma è stato con Aida al Teatro Goldoni di Livorno, nel 2008 che ho cominciato ad esibirmi nei teatri di tradizione italiani. La mia carriera internazionale è cominciata nel 2011 nel teatro di Regensburg (Ratisbona), in Germania, dove debuttai in Turandot, con 16 recite. La vera svolta però l’ho vissuta nel 2014, anno del mio debutto in molti teatri importanti, come La Deutsche Oper di Berlino, Monaco di Baviera, Amburgo. In seguito mi sono esibito alla Staatsoper di Berlino, ad Amsterdam, Oslo, Vienna, Dresda. In Italia ho avuto l’onore di cantare più volte alla Scala di Milano, Roma, Napoli”.IMG_1085

Sembri specializzato in personaggi di alto spessore interpretativo, caratterizzati da una vocalità di tenore lirico-spinto, come Turiddu, Des Grieux, Il Principe Ignoto, Radamès, Andrea Chénier. Qual é il tuo back-ground tecnico ed interpretativo?
“A livello tecnico, penso che la voce sia un fragile strumento che vada trattato con molta cura, a maggior ragione quando si interpretano ruoli complessi. La prima cosa è cantare sempre con la “propria voce”, senza volerne artefarre il timbro. L’interpretazione è parte integrante del proprio carattere, della sensibilità, dell’esperienza che si ha di un ruolo, del lavoro che si è riusciti a fare sul personaggio. E’ una cosa che matura col tempo e con lo studio”.

Sei giá stato in contatto con importanti direttori d’orchestra. Parlaci di loro.
“Ho avuto l’immenso piacere di lavorare con direttori d’orchestra di grande livello umano e artistico. Posso dire che molto spesso ad un grande valore artistico si accompagna una grande umiltà”.

E i registi?
“Stessa cosa”.

Il repertorio che affronti, molto impegnativo, ti mette in contatto con colleghi e colleghe di rilievo. Con quali di essi ti sei trovato più a tuo agio?
“In generale con i colleghi si instaura sempre un buon rapporto di lavoro e di collaborazione che si traduce spesso in amicizia e stima reciproca”.IMG_1088

Parlaci delle tue esperienze all’estero.
“Lavoro sempre con grande piacere sia all’estero che in Italia”.

In Italia come si lavora? Ricordo la tua partecipazione ad una prestigiosa produzione di Tosca all’Opera di Roma che riproponeva le scene originali di Adolf Hohenstein, quella della prima rappresentazione assoluta.
“Fu una bellissima esperienza, emozionante dal punto di vista scenografico, artistico e professionale perché coincise anche con il mio debutto a Roma”.

Parlaci di questa tua esperienza al Festival Pucciniano.
“E’ stato un rientro in famiglia. Ho cantato per qualche anno nel coro e ho ritrovato persone che conosco da anni, la sartoria, attrezzeria. E’ stato molto emozionante”.

Qual è la tua opera preferita?
“Manon Lescaut”.

Hai un sogno nel cassetto?
“Ne ho tanti ma per scaramanzia non ne svelo nessuno”.