Soprano e tenore infiammano la platea: a Villa Trossi (da Mozart a Mascagni) grande successo di Serena Farnocchia, Didier Pieri e del pianista Paolo Raffo

di ELISABETTA ARRIGHI

Partiamo, per una volta, dalla fine del concerto mentre le chiome degli alberi del parco di Villa Trossi, a poche decine di metri dal mare di Ardenza, a Livorno, cominciavano a fremere per la brezza di mezzanotte. Il programma ufficiale era appena terminato, ma soprano, tenore e pianista hanno voluto abbracciare ancora una volta il pubblico entusiasta. Così ecco intonare una romanza famosissima, “Musica Proibita” di Stanislao Gastaldon, datata 1881 e cavallo di battaglia di tutti i grandi tenori, da Caruso a Pavarotti, da Domingo fino a Andrea Bocelli, passando per Tito Gobbi e Mario Del Monaco (in duetto con grandi soprano). “Vorrei baciare i tuoi capelli neri / le labbra tue e gli occhi tuoi severi…”. Di nuovo applausi, tanti applausi, per una serata che nell’ambito del programma di “Estate a Villa Trossi 2017” (dove si mescolano lirica e classica, incontri, presentazioni di libri, teatro) sarà senz’altro ricordata con grande soddisfazione.

Sul palco, infatti, è salita Serena Farnocchia, pietrasantina, e oggi grande cantante internazionale. “Possiamo dire che è appena scesa da un aereo che l’ha riportata in Italia dopo aver cantato in Australia e in Nuova Zelanda, con grande successo, la “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi… ” ha detto il direttore artistico della programmazione, il critico Fulvio Venturi, introducendo la protagonista della serata che ha diviso il palco con un giovane tenore livornese, Didier Pieri, under 30, e di grandi belle speranze. Al pianoforte Paolo Raffo, grande interprete e marito di Serena Farnocchia.

E poi via con il concerto lirico, con un programma da Mozart a Mascagni. Un insieme di arie famose, ma anche di rarità, come “M’appari” da “Martha” di Friedrich von Flotow e “Elle ne croyait pas” da “Mignon” di Ambroise Thomas. Farnocchia si è esibita con una grande interpretazione di  “Mi tradì quell’alma ingrata” dal “Don Giovanni” di Mozart e nell'”Aria di Micaela” da “Carmen” di Bizet. Molto interessante, poi, “Ebben n’andrò lontana” da “La Wally”, il capolavoro del compositore lucchese Alfredo Catalani: un debutto (“fra amici”) per Serena Farnocchia, nel brano di un’opera troppo poco rappresentata. E che, chissà, potrebbe esserlo di nuovo a breve con la cantante versiliese protagonista… Bravo Didier Pieri che ha aperto la serata con “Il mio tesoro” dal mozartiano “Don Giovanni” ed ha poi ben interpretato “Una furtiva lagrima” da “L’Elisir d’Amore” di Donizetti.

Quindi si è passati dall’opera alle romanze, come “A’ Vucchella” (1907), parole di Gabriele D’Annunzio e musica di Francesco Paolo Tosti, a cui ha dato voce Pieri mentre Farnocchia si è immedesimata nella “Serenata”, musica di Pietro Mascagni e testo di Lorenzo Stecchetti (ovvero Olindo Guerrini, poeta e studioso, che si celava spesso dietro nomi di fantasia, come Stecchetti appunto): “Come col capo sotto l’ala bianca / dormon le palombelle innamorate…”, che il soprano ha dedicato a una coppia di amici (in platea) che si sono sposati nei giorni scorsi. Poi ritorno all’opera, con il “Duetto delle ciliegie” da “L’Amico Fritz” di Mascagni, interpretato con grande abilità e freschezza da Farnocchia e Pieri.  Un duetto – ecco un “fuori onda” – sul quale ai tempi dell’Accademia alla Scala di Milano, l’insegnante Leyla Gencer (grande soprano di origine turca, scomparsa nel 2008) fece “lavorare” Serena Farnocchia per un anno intero. Applausi ripetuti e – come detto all’inizio – un ultimo brano fuori programma, a due voci. Una serata veramente “fra amici” come detto da Serena Farnocchia, di grande musica e grande canto, ma rilassata e piacevole. Senza dimenticare il salire e lo scendere dal palco con il soprano che si è tolta simpaticamente i tacchi alti di scena (Maria Callas docet: accadeva a metà anni Cinquanta, alla Scala, durante una Traviata…)

E proprio tornando al programma, va detto che esso prevedeva l’esecuzione al pianoforte di due intermezzi: quello da “Manon Lescaut” di Giacomo Puccini e quello da “L’Amico Fritz” di Pietro Mascagni. Paolo Raffo, al pianoforte, ne ha dato una interpretazione di cuore, affiancando l’emozione ad una grande tecnica esecutiva. Anche per lui, che al pianoforte ha sostenuto l’intera partitura musicale della serata, un grandissimo applauso.

Da sottolineare infine la presenza in platea del direttore d’orchestra versiliese Valerio Galli, della giovane soprano Valentina Boi, della regista Vivien Hewitt, di Diego Fiorini curatore artistico della Fondazione Cerratelli e del tenore Blagoj Nacoski che è stato Tamino nell’allestimento 2016 de “Il Flauto Magico” del Teatro Goldoni di Livorno, con la regia di Lindsay Kemp. L’ultima parte del concerto lirico a Villa Trossi, quella dedicata a Pietro Mascagni, è stata ripresa dalla Rai nell’ambito di un progetto del Tg2 Cultura dedicato al compositore livornese.

 

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