Scriabin e Rachmaninov, i due dioscuri del pianismo russo novecentesco

A seguire la seconda puntata dedicata ai pianisti russi.

di FULVIO VENTURI –

In argomento di grandi docenti sarà impossibile dimenticare Sergei Taneyev (1856-1915). Uomo di grande cultura, dedito a studi di filosofia, specificatamente Platone e Spinoza, storia, scienze e matematica, che gli diedero una straordinaria apertura. Troppo colto per legarsi ad un solo movimento, tenne rapporti sia con i “nazionalisti” del Gruppo dei Cinque (Balakirev, Cui, Musorgskji, Rimsky Korsakov, Borodin) che con i musicisti che maggiormente avvertirono l’influenza europea come i fratelli Anton e Nikolai Rubinstein e soprattutto come Tchaikovskji dei quali fu allievo al Conservatorio di Mosca fra il 1871 ed il 1875 ed anche esecutore (alla prémière russa del primo concerto per piano di Tchaikovskji nel 1875 il solista era proprio Taneyev).

Negli anni immediamente a seguire completò infine il periodo di formazione con un lungo viaggio in Europa, durante il quale incontrò Emile Zola, Gustave Flaubert, Cesar Franck e Camille Saint-Saens. Taneyev, che in seguito sarà insegnante di armonia, pianoforte e composizione al Conservatorio di Mosca, nonché direttore dello stesso istituto, nel periodo in cui esso fu frequentato da Sergei Lyapunov, Alexander Scriabin (nel ritratto sopra il titolo, firmato da Leonid Pasternak), Sergei Rachmaninov, Reinhold Glière, Paul Juon, Julius Conus, e Nikolai Medtner. Negli anni giovanili Taneyev si dedicò alla composizione di un concerto per pianoforte e orchestra (in Mi bemolle maggiore) di fascino e dimensioni smisurate che, se anche non fu mai definitivamente completato dal suo autore e pubblicato solo nel 1957 (in occasione del centenario della nascita) è un brano fondamentale per la comprensione del pianismo russo. Citare l’influsso di Liszt, che pure è evidente, come per Rimsky Korsakov, non pare sufficiente in questo caso, ma è doveroso pensare alla scrittura di Anton Rubinstein (autore di ben cinque concerti per pianoforte e orchestra, oggi pressoché ineseguiti, ma molto conosciuti all’epoca) e a suo fratello Nikolai, fondatore del Conservatorio di Mosca nel 1866, storico docente e parimenti rinomato pianista e direttore d’orchestra. Ecco dunque svelato il panorama formativo di Taneyev che poi sarà trasmesso ai suoi allievi, Chopin, Liszt e molto Rubinstein, un percorso molto simile a quello di Tchaikovskji.  Per finire aggiungiamo che Taneyev inoltre lavorò sugli appunti lasciati da Tchaikovskji un suo terzo concerto per pianoforte e orchestra che portò a compimento con l’aggiunta di un andante e di un finale.

Sergei Lyapunov (nell’immagine in basso a sinistra la partitura del poema sinfonico Hashish di Sergei Lyapunov, nell’immagine a destra Alexander Scriabin con la moglie e il figlio Julian poi scomparso a 11 anni), che abbiamo menzionato fra gli allievi di Taneyev, sembra tuttavia legato in modo indissolubile alla scuola nazionale russa. Prima dell’alunnato con Taneyev, egli fu infatti protetto da Nikolai Rubinstein, che nel 1878 lo fece entrare al Conservatorio di Mosca, e soprattutto di Balakirev stesso. E tracce della musica di questo autore è possibile rilevare ad esempio in un poema sinfonico dal suggestivo titolo di “Hashish” (op. 53) che Lyapunov trasse da un racconto di Golenitschev-Kutuzov e compose nel 1914 . Tuttavia Lyapunov amò profondamente anche Chopin. Un altro suo poema sinfonico s’intitola “Zhelazova Vola” proprio in omaggio al luogo natale del grande autore polacco, e i suoi due concerti per pianoforte, mirabili, il primo in Mi bemolle minore op. 4 del 1890, il secondo in Mi maggiore op. 38 del 1909, leggeri, ariosi, accuratissimi nel disegno melodico, vaporosi, risentono della lezione chopiniana.

Da Taneyev ed Arensky giungiamo quindi direttamente a Scriabin e Rachmaninov, i due dioscuri del pianismo russo novecentesco. Entrambi molto dotati come esecutori con esiti di fama planetaria per Rachmaninov e di una carriera meno trionfale a causa di problemi fisici per Scriabin. Sembra che nel periodo giovanile i due musicisti siano stati divisi da una fiera rivalità dovuta soprattutto al carattere competitivo di Scriabin. Erano diversi fisicamente, altissimo Rachmaninov con grandi mani, piccolo Scriabin con un’apertura palmare piuttosto limitata. Quest’ultimo si dedicò così ad una abnorme attività di studio che rapidamente addusse a patologie della mano e braccio così pronunciate da dover abbandonare per un certo periodo la carriera di esecutore. Rachmaninov e Scriabin ebbero tuttavia lati comuni anche caratterialmente. Entrambi portati all’introspezione ed alla ricerca, in un modo forse più legato alla tradizione Rachmaninov, quando Scriabin fu decisamente attratto soprattutto nella seconda parte dell’attività dagli studi teologici e dalla meditazione trascendentale. Entrambi hanno creato indimenticabili pagine per pianoforte e orchestra. Quattro concerti Rachmanininov di cui il secondo e il terzo di grande diffusione, e la Rapsodia sopra temi di Paganini.

Il primo (1890/91) fu compiuto a venti anni e tiene presente il modello del concerto in La minore di Grieg. Si tratta di un’opera delicata, costituita da estesi fraseggi, pause, indugi che evidenziano una natura musicale raffinata senza perdere la freschezza e la chiarezza dell’esposizione. Elementi che saranno ripresi da Rachmaninov nel secondo concerto in Do minore minore op. 18, che segue il primo di dieci anni e che giunse dopo le riflessioni dovute al cocente insuccesso della prima sinfonia (1897). Rachmaninov ricorse alle cure ed ai consigli di un celebre medico, lo psichiatra Nikolaj Dahl e, dopo aver pensato di abbandonare la composizione, creò invece in breve tempo questo concerto che rimane il suo più popolare, forse attingendo ai materiali abbozzati di un lavoro, ugualmente in Do minore, che precedeva il primo concerto. Il secondo concerto di Rachmaninov deve la sua fortuna allo splendido “adagio sostenuto”, dove il pianoforte dialoga con il flauto e con il clarinetto che lo accompagna quasi in un duetto caratterizzato da lunghi fraseggi amorosi. Questo concerto, di cui Rachamaninov stesso fu il primo esecutore sotto la direzione del cugino Aleksander Ziloti, cui la composizione è dedicata, è diventato poi “brano di baule” dei più celebri pianisti novecenteschi.

Assai più vivace ed estroverso è il terzo concerto di Rachmaninov, in Re minore, già appartenente al periodo internazionale del suo autore (1909) e oggi universalmente noto come Rach 3. Qui l’ispirazione tardo-romantica è ancora più evidente, così come il modello lisztiano che fanno apparire “Rach 3” quasi un’opera fuori dal suo tempo.

Nello stesso periodo in cui Rachmaninov attese alla composizione del suo secondo concerto per pianoforte, ovvero attorno al 1895, Alexander Scriabin lavorò al suo concerto per pianoforte e orchestra in Fa diesis minore, op. 20, presentato nel 1897 e destinato a rimanere unico nel catalogo scriabinianiano.
Composto in tre movimenti perfettamente bilanciati fra loro e animato da un cospicuo substrato orchestrale, il concerto enuncia la preferenza di Scriabin per alcuni strumenti, segnatamente il clarinetto soprattutto nel tempo lento, con un effetto che lo avvicina singolarmente e per qualche verso anticipa, il secondo di Rachmaninov. Evidentemente le idee compositive circolavano.

Appartente al periodo della sperimentazione più pura, ma da qualcuno indicato come concerto per pianoforte (in verità non da noi) è Prométhée: Le Poème du Feu, eseguito da Scriabin stesso sotto la direzione di Sergei Koussevitzsky a Mosca il 2 marzo 1911.

(2 – continua)

2 comments

  • Altra lettura molto piacevole. Articolo interessante, magistralmente scritto

    • Di nuovo grazie per il suo commento. Lo staff di toscanaeventinews.it

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