San Gimignano, al via il bando per il restauro del Complesso di San Domenico (ex convento ed ex carcere). Occorrono 22 milioni

A distanza di sei anni dalla firma che sancì il trasferimento gratuito del Complesso dell’ex Convento ed ex Carcere di San Domenico dal Demanio dello Stato a Comune di San Gimignano, Regione Toscana e Provincia di Siena, quest’ultima poi uscita dal progetto, si sono chiuse le fasi di studio, di diagnostica, di progettazione, di costruzione d’intese con Ministero, Regione, Demanio, Soprintendenza, raggiunte non senza fatica, per l’individuazione del miglior strumento giuridico per restaurare e mettere in sicurezza il Complesso e per dargli nuova vita al servizio della cultura e dell’identità sangimignanese e toscana, ma anche per creare economia ed occupazione.

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Il rendering dall’alto del Complesso San Domenico (anche sopra il titolo)

Con l’approvazione nei giorni scorsi da parte della giunta comunale del progetto preliminare e di un atto d’indirizzo per il dirigente di settore si entra ora in una nuova fase: quella realizzativa e della concretezza nella quale, attraverso una procedura di gara pubblica europea di concessione, verrà selezionato il miglior partner privato sulla base sia della proposta progettuale e gestionale presentata, sia della solidità del piano finanziario d’investimento in base a quanto previsto dall’Art.183 del Codice degli Appalti (Projet Financing).

Sulla base di quanto concordato con il Mibact, il Demanio, la Regione e la Soprintendenza, nel progetto preliminare approvato dalla giunta e che costituirà la base della gara europea, è pianificato che il Complesso del San Domenico avrà spazi pubblici di libera fruizione per cittadini e turisti, in ossequio al principio dell’“allargamento della Città” che il Comune ha sempre perseguito. Poi, nei quasi 5800 mq di superficie utile coperta, è previsto che una porzione massima di un terzo dei fabbricati potrà ospitare una struttura ricettiva mentre negli altri due terzi di spazi sono previste sia attività culturali, quali musei e sale espositive, ambienti per conferenze e congressi, percorsi di valorizzazione del patrimonio archeologico e paesaggistico ed uno spazio-eventi per attività di spettacoli, sia attività riferite all’identità del nostro territorio con esperienze riferite al cibo, ai prodotti agroalimentari, alla cura del corpo ed alle tecniche di coltivazione delle colture per l’alimentazione.

Il restauro e l’allestimento del Complesso, secondo le attività previste dall’accordo tra Enti e sulla base delle soluzioni progettuali elaborate dal Comune, è stimato in 22,3 milioni di euro con una tempistica di realizzazione di 4 anni. Secondo il Piano Economico Previsionale che affianca il progetto preliminare, il recupero del capitale investito attraverso la gestione delle attività a rilevanza economica avverrà in un tempo non inferiore ai 45/50 anni.
Nei prossimi giorni, con specifici atti dirigenziali, sarà pubblicato il bando di selezione.

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Foto aerea del complesso

«E’ un sogno che si sta per avverare, durato 25 anni dal quel 1993, anno nel quale finì l’uso carcerario del San Domenico – sottolinea il sindaco di San Gimignano Giacomo Bassi – Da allora la comunità sangimignanese ha chiesto di divenirne proprietaria e quindi attrice diretta del futuro del San Domenico. Questo è avvenuto solo nel 2011 quando la mia amministrazione usò per prima in Italia la Legge sul Federalismo Demaniale. Da allora, in comproprietà con la Regione ed investendo anche alcune centinaia di migliaia di euro, abbiamo lavorato sodo per sei anni per superare le mille difficoltà che ci si sono parate davanti, anche attraverso due revisioni dell’Accordo di Valorizzazione: l’uscita obbligata dal progetto della Provincia di Siena, la fine delle erogazioni della Fondazione Mps, la redazione della prima versione del progetto preliminare, il cambio di strategia rispetto all’intervento diretto con soldi pubblici e la scelta del metodo del “Projet Financing”, la realizzazione sull’intero Complesso e sugli spazi esterni di una vastissima campagna di diagnostica multidisciplinare (archeologica, artistica, strutturale, geologica, archivistica, analisi del degrado, patrimonio vegetale storico, ecc.). La promozione di una manifestazione d’interesse tra gli operatori privati, l’allestimento di una variante urbanistica che contemplasse la possibilità di realizzazione anche di una struttura ricettiva, la redazione della seconda versione del progetto preliminare, sono le tappe più recenti ed importanti di questo lungo percorso. Voglio ringraziare le istituzioni che ci sono state vicine ed hanno collaborato attivamente: dalla Regione alla Soprintendenza, dal Segretariato Regionale del Mibact all’Agenzia del Demanio. Ora siamo alla svolta decisiva: se riusciremo ad intercettare l’interesse di partner investitori pronti a cogliere una sfida così bella, importante e stimolante, potremo dire di aver disegnato davvero la San Gimignano del futuro – conclude Bassi – e di aver creato ulteriori occasioni di attrattività culturale per la città, oltre ad aver recuperato un pezzo straordinario della nostra storia ed aver posto le basi per un nuovo ciclo economico ed occupazionale legato al turismo culturale».