I ragazzi dell’alluvione di Livorno: alla Bodeguita presentazione del libro “Mota bastarda” di Pardo Fornaciari

Tra il 9 e il 10 settembre Livorno è stata attraversata da uno tsunami che dalle colline si è riversato in mare ingrossando dei rii, tanto da distruggere case, abbattere alberi e, soprattutto, causare la morte di otto persone. E mentre chi doveva intervenire con prontezza non riesce a farlo, centinaia di giovani, senza pensarci tanto, si recano nelle zone alluvionate e prestano il loro aiuto a chi ne ha bisogno.
Si parlerà martedì 5 dicembre 2017, alle ore 18.45, con il libro di Pardo Fornaciari “Mota bastarda. La notte che ha cambiato Livorno” (Edizioni Tra le Righe – collana Calibri – 2017, nella foto un particolare della copertina) alla Bodeguita Social Club di Scali Finocchietti, 28 (ingresso anche sugli Scali del Corso, 30) per “Assaggi d’autore… solo il martedì”, a cura delle Edizioni Erasmo e Libreria Erasmo. Oltre all’autore sarà presente Daniele Ceccherini della casa editrice Tra Le Righe.

Il libro: Il gorgo che trascina via con sé i motorini, le macchine, la roba in garage. Arriva, l’acqua zozza, e se ne frega delle casse di espansione o degli invasi di contenimento, se la ride dei fiumi intubati e passa sopra i torrenti tombati. E porta via la gente. Ecco, gente che finisce nel gorgo di mota. L’acqua scura che minaccia, assale, uccide e sparisce. E lascia mota, mota e ancora mota, che quasi liquida si secca pian piano e distribuisce dappertutto polvere, arancione come l’allarme mancato, stupidamente incomprensibile, perché il colore del pericolo vero è il rosso.
Ma la mattina, mentre nelle stanze deputate non ci si raccapezza ancora, arrivano i primi livornesi. Sono ragazzi, disorganizzati, nello slancio prodotto da un afflato di pietas umana che fa a cazzotti con l’indifferenza della natura. Vince il senso religioso dello stare insieme, aiutare l’altro, dargli qualcosa del tuo. Religione laica dell’umanità che ti fa sentire più livornese, nel desiderio di correre a dare una mano alla tua città, alla tua gente.
“Mota bastarda” è tutto questo e anche altro. È una cronaca di quei giorni circostanziata e partecipata, è il dolore urlato per le vittime inutili, è un atto d’accusa lanciato con i piedi nel fango contro la burocrazia imbelle, la stupidità secolare di interventi edilizi “contro natura”, la retorica delle emergenze che in Italia si ripete con drammatica frequenza. Ma è soprattutto un atto d’amore e di gratitudine verso le ragazze, i ragazzi – i “bimbi” – che proprio nella sua notte più buia hanno ridato una speranza e una possibilità alla città. E cinquant’anni dopo l’alluvione di Firenze, anche una piccola lezione al resto del Paese.

Pardo Fornaciari è nato a Livorno nel 1948. Professore di Italiano, scrittore, ex consigliere comunale di Rifondazione Comunista. Raccoglie, canta e suona ballate e canti toscani in particolare canti anarchici e canzono del tempo della Rivoluzione francese e dell’epoca napoleonica. Collabora con il Vernacoliere. Dirige il Coro Garibaldi d’assalto.