“I Puritani” a Modena nel teatro dedicato a Pavarotti, grande interprete di Bellini. Applausi convinti per Irina Lungu e Luca Tittoto

di FULVIO VENTURI –

È sempre una festa in teatro quando si danno I Puritani di Vincenzo Bellini, e per molte ragioni. Una di queste è senza dubbio la bellezza dello spartito nel quale Bellini, superato il neoclassicismo di Norma, trasfonde lirismi, dinamiche, e anche quel filo di retorica, che anticipano la venuta di Verdi. Un’altra di queste ragioni è la difficoltà esecutiva che fa dei Puritani, legati al periodo aureo del Belcanto: Lablache, Tamburuni, Rubini, Grisi i mitici creatori, un esame di prova quasi insormontabile. Ultimo e non meno imprescindibile motivo, il raffronto che nell’immaginario degli appassionati i nomi di Maria Callas e Joan Sutherland, di Beverly Sills e Cristina Deutekom, di Edita Gruberova e Mariella Devia, di Mirella Freni e Renata Scotto, di Lauri Volpi e Gedda, di Kraus e Pavarotti, di Blake e Merritt, se non di Bruscantini e Bruson, o Giaiotti e Rossi Lemeni richiamano con il loro valore e le loro memorie. Così giovedì sera (16 marzo 2017) a Modena, città natale di Luciano Pavarotti, interprete principesco dei Puritani, opera che insieme con La fille du régiment e La Bohème fu fondamentale nell’ascesa in carriera di questo eccelso tenore, nel teatro a lui dedicato. Senza contare che Modena ha dato i natali anche a Mirella Freni.

Dunque l’attesa c’era e si sentiva. Bisogna dire che la serata si è subito ben indirizzata in ragione dell’ottima prestazione nelle pagine d’apertura del Coro della Fondazione Teatro Comunale di Modena diretto da Stefano Colò e del baritono Fabian Veloz nella stupenda scena, recitativo, aria e cabaletta, Or dove fuggo omai – Ah per sempre io ti perdei – bel sogno beato, dove ha dispiegato una calda voce baritonale e una bella linea di canto. Con Luca Tittoto, interprete del personaggio di Sir Giorgio Walton , fondamentale nei primi due atti dell’opera, Veloz ha composto un binomio di voci gravi di tutto rispetto e giusta autorevolezza che nel lungo e trascinante duetto, Il rival salvar tu dei, e nella stretta Suoni la tromba e intrepido, vero manifesto protoromantico e protorisorgimentale ha raggiunto l’acme del gradimento.
Irina Lungu ha disegnato una Elvira stilizzata ed elegante, ben cantata, attenta alle straordinarie difficoltà della parte, non perdendo una fioritura, o un abbellimento, sempre con toni tersi e belcantistici, ma anche alla espressività ed agli anticipatori lirismi che fanno di questo personaggio una delle più grandi “sperdute” della storia dell’opera.

Di Celso Albelo citiamo lo svettante, sicuro e brillante registro acuto, d’altronde requisito imprescindibile per chi voglia affrontare la parte di Arturo, ma qualche emissione nella zona media è sembrata non essere qualitativamente all’altezza del dovizioso materiale vocale di questo ancor giovane e già affermato cantante. Bene Kato Nozomi nella parte di Enrichetta di Francia e Juan Pablo Dupré e Lorenzo Malagola Barbieri completavano il cast.

Il direttore Jordi Bernacer, dal quale avremmo gradito maggiore resa dinamica in qualche passo dell’opera, ha nondimeno tenuto bene in pugno il rapporto complicatissimo fra le necessità belcantistiche del palcoscenico e le sonorità di un’orchestrazione ormai avviata verso la modernità. Buona l’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna.

Lo spettacolo ha fatto leva sulla regia ricca di spunti psicologici, certamente abbondanti nei Puritani, di Francesco Esposito e soprattutto le efficaci scene di Rinaldo Rinaldi e Maria Grazia Cervetti con le buone luci di Andrea Ricci, tese a restituire il clima guerresco e vagamente claustrofobico di quest’opera, hanno contribuito non poco al successo della serata.
Alla fine applausi per tutti, con Irina Lungu e Luca Tittoto, come si diceva una volta, sugli scudi.

—————

L’opera “I Puritani” di Vincenzo Bellini sarà replicata al Teatro Comunale Pavarotti di Modena domenica 19 marzo 2017 alle ore 15.30 e martedì 21 marzo  alle ore 20.