LIRICA & DISCHI: le incisioni imperdibili per andare alla (ri)scoperta di Luciano Pavarotti

di LISA DOMENICI

Dieci anni fa moriva uno dei cantanti lirici più amati e popolari, Luciano Pavarotti, e naturalmente le manifestazioni per ricordarlo sono numerose. Nato a Modena nel 1935, insieme alla sua coetanea e concittadina Mirella Freni ha principalmente legato il suo nome alla pucciniana “Bohème” perché come la Mimì di Mirella, il Rodolfo di Luciano, come la critica ha notato, “sta a sé per una semplicità e spontaneità di fraseggio davvero uniche”.
Ma questo i melomani di lungo corso, lo sanno benissimo. Che sanno invece i giovani neofiti del teatro d’opera, di Luciano Pavarotti? Noi il “Pava” vogliamo ricordarlo insieme a loro.

La data di nascita già l’abbiamo scritta, adesso aggiungiamo quella dell’esordio, 1961, sul palcoscenico del Municipale di Reggio Emilia proprio con quel titolo pucciniano che insieme al verdiano “Rigoletto”, Palermo 1962, lo avrebbe portato a Vienna e nei teatri importanti. Però su di lui i riflettori si accessero con prepotenza al Covent Garden nel 1966 grazie a una strepitosa “Fille du régiment” di Gaetano Donizetti, dove Pavarotti senza indugio infilò i tremendi otto do di petto di Tonio. Ha spaziato nella letteratura operistica con un bel timbro chiaro, brillante, omogeneo che mirava alla dolcezza più che alla sensualità.pava2

Un personaggio che faceva vibrare il cuore del pubblico era il suo Nemorino dell’Elisir d’amore di Donizetti, il giovane disperato per amore, così sincero da trascinare chi ascoltava nella sua disperazione. Il Nemorino di Pavarotti è consegnato alla discografia nella incisione con Joan Sutherland (Adina), ormai storica per l’etichetta Decca, ma necessaria per conoscere il celebre tenore, che sfoggia fra l’altro una nitida dizione, espressività e varietà di accenti. Basta ascoltarlo nei duetti con Adina o con Dulcamara e nella celeberrima “Furtiva lacrima”.pava1

Restando in repertorio donizettiano, visto che accennavamo a “La fille du régiment” ancora un’ incisione con Joan Sutherlnd , una eccellente Marie, a cui ben si accompagna il Tonio di Pavarotti, proprio per la caratteristica morbidezza e della sua vocalità di tenore lirico. E un ottimo Pavarotti è anche quello nel ruolo del cantante italiano nel “Rosenkavalier” di Richard Strauss, dove il fascino del suono e la flessibilità del fraseggiare nel brano “Di rigori armato il seno” lo rendono testimone indiscusso della non facile arte del canto di casa nostra. E tanti altri sono i titoli operistici che si potrebbero suggerire per (ri)scoprire l’artista modenese.
L’ascolto fondamentale , tuttavia, resta quella insuperata “Bohème” registrata nell’ottobre 1972 nella Jesus-Christus-Kirche di Berlino. Alla guida dei Berliner Philarmoniker Herbert von Karajan. Una schiera di cantanti in stato di grazia, che l’ intensità, la dolcezza, l’ affettuosità, la tenerezza, le smorzature, i pianissimi di Puccini aveva catturato.