Italia 2080 ovvero “Fuga da via Pigafetta” di Hendel. Intervista all’attore che racconta l’oggi e pensa al futuro

Ecco di nuovo Paolo Hendel in palcoscenico, con la novità (circuito Fts – Fondazione Toscana Spettacolo onlus) intitolata “Fuga da via Pigafetta”. Un testo scritto da Hendel stesso (che ne è interprete con Matilde Pietrangelo) insieme a Gioele Dix (regista) e Marco Vicari. Prodotto da Agidi, lo spettacolo sarà sabato 28 gennaio 2017 alle 21.30 in prima nazionale al Teatro Moderno di Agliana, quindi la tournée proseguirà con tappe a Cavriglia (Teatro Comunale, domenica 29 gennaio alle 21.30), Castagneto Carducci (Teatro Roma, venerdì 17 febbraio alle ore 21), Pitigliano (Teatro Salvini, sabato 18 febbraio alle ore 21), Rapolano (Teatro del Popolo, 24 febbraio ore 21.15) e Castel del Piano (Teatro Amiatino, 25 febbraio ore 21.15).

In questo nuovo lavoro, Paolo Hendel (nella foto grande sopra il titolo e, a destra,particolare dell’immagine della locandina dello spettacolo) torna all’originaria vocazione teatrale che lo ha reso celebre ai suoi esordi quando parlava con la propria immagine sdoppiata dentro a un televisore. Quella stessa vena surreale, unita alla capacità di cogliere in anticipo il potenziale comico della tecnologia, viene qui messa al servizio di una commedia divertente, ambientata in un’immaginaria Italia del futuro.

In questa breve intervista, Hendel racconta la genesi e la struttura del suo lavoro….

Lo spettacolo è un ponte tra presente (2017) e futuro. Quali sono gli spunti e gli elementi del presente che sono stati più considerati?
“Abbiamo immaginato un futuro prossimo, il 2080, in cui la Terra è diventata invivibile a causa dell’inquinamento e dei conseguenti stravolgimenti climatici. Inizia la colonizzazione di Marte. Il tutto viene raccontato attraverso la vita di un padre e di sua figlia che, terminati gli studi, ha trovato lavoro sul Pianeta Rosso. Quando si dice la fuga dei cervelli!”

“Fuga da via Pigafetta”si riallaccia al suo spettacolo d’esordio del 1981: quanto c’è di diverso nella società di oggi?
“Mi sembra che le cose siano cambiate in peggio. Oggi c’è una grande sfiducia nel cambiamento e una irresistibile tentazione a prendere le scorciatoie illudendosi che “l’uomo forte” di turno possa risolvere sbrigativamente i problemi con i facili slogan e con la demagogia”.

Rispetto agli ultimi spettacoli, qui è in scena con una giovane attrice, Matilde Pietrangelo, e la regia è di Gioele Dix. Come è tornare a lavorare in “squadra” con un regista – che è anche attore e amico – e con una partner?
“Quando con Marco Vicari ho cominciato a pensare a questo spettacolo ci siamo posti subito il problema della regia. Ci voleva un bravo regista che avesse senso dell’umorismo, con cui potersi sentire in piena sintonia. Abbiamo raccontato la nostra idea a Gioele, che ho sempre apprezzato come attore e come comico e, più di recente, per le sue regie teatrali, e ci siamo capiti fin dal primo momento. Siamo andati avanti lavorando a tre sul testo e la messa in scena è stato un coronamento di questa bella intesa. Gioele Dix è un regista di grande sensibilità, attento e meticoloso ed è un meraviglioso compagno di giochi. La presenza in scena di una brava attrice, fresca e spontanea come Matilde Pietrangelo è un elemento fondamentale di arricchimento che dà vivacità allo spettacolo rafforzando il meccanismo comico tra padre e figlia”.