Il gusto della forma e del colore di Ferdinando Chevrier: mostra (dal 17 marzo al 24 giugno) a Monsummano Terme

L’esposizione Ferdinando Chevrier. “Il gusto della forma e del colore” viene presentata a Monsumano Terme, presso Villa Renatico Martini, sede del Museo di Arte Contemporanea e del Novecento, dal 17 marzo al 24 giugno 2018. Al Museo, saranno esposte quarantacinque opere di del livornese Chevrier (foto sopra il titolo: l’artista nel suo studio), tra dipinti e fogli di grafica, realizzate in un periodo compreso tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Ottanta, tre sculture eseguite tra gli anni Sessanta e Settanta, e una ricca documentazione fotografica e giornalistica, non solo della lunga attività dell’artista, ma anche dell’evolversi dell’arte astratta in Italia.

Questo evento mette in luce, inoltre, un aspetto nuovo di Chevrier che è quello di essersi dedicato alla progettazione ed esecuzione di oggetti d’arredo, quali paraventi, cassapanche, appendiabiti, o indumenti quali sciarpe o foulard, o ancora bigiotteria smaltata con annessi portagioielli, addirittura quadri da viaggio, tutto perfettamente riconoscibile, poiché realizzato e decorato con forme e colori derivati dalle sue opere d’arte. Una grande capacità inventiva e manuale che l’uomo/artista Chevrier riesce a far convivere, in maniera parallela a quella artistica, per il puro piacere di concretizzare le proprie idee.

CHEVRIER

Il maestro è già stato presente a Monsummano Terme nel 1998 quando fu invitato a partecipare alla mostra Correnti astratte in Toscana 1947-1977, realizzata nelle sale del Museo di arte contemporanea e del Novecento e in quella occasione l’artista, compiaciuto dal lavoro condotto con grande scientificità dai curatori e dallo splendido spazio espositivo, ha donato una sua opera, Frammenti del 1982, al museo per consolidare il rapporto che si era creato in seguito a quell’evento. La mostra, a cura di Paola Cassinelli e Marco Giori, si avvale della consulenza tecnico-scientifica dell’Associazione Archivi Legali Ferdinando Chevrier nella persona di Maurizio Chevrier, figlio dell’artista e segue l’antologica “Ferdinando Chevrier. Il movimento e la tensione” che si è tenuta presso la Fondazione Livorno Arte e Cultura.

L’inaugurazione sarà sabato 17 marzo 2018 alle ore 16.30 con ingresso libero, con gli interventi delle Autorità e del figlio dell’artista.

Orario mostra: lunedì, giovedì, venerdì 15.30 – 18.30 (ora solare) 16.00 – 19.00 (ora legale) mercoledì9.30 – 12.30 sabato e domenica 9.30 – 12.30/15.30 – 18.30 (ora solare)16.00 – 19.00 (ora legale). Chiuso il martedì
Ingresso gratuito.

L’iniziativa ha il sostegno di CIR – Food Cooperativa italiana di Ristorazione.
Gli eventi: Durante il periodo espositivo il museo ha previsto incontri, visite guidate e laboratori per bambini e famiglie, tutti gratuiti, dedicati specificatamente all’artista e all’Astrattismo:
domenica 8 aprile – ore 16 Abstract-Lab laboratorio per bambini e famiglie.
I bambini intrecceranno linee forme e colori, per dar vita alla loro “opera”, caleidoscopica, colorata e fantasiosa.
Il laboratorio prevede la prenotazione obbligatoria da effettuarsi entro le ore 12.30 di sabato 7 aprile (max. 15 bambini di età compresa tra i 6 ed i 10 anni).Orario 16.00-18.00.
domenica 15 aprile – ore 16.30 Visita guidata alla mostra con Paola Cassinelli
giovedì 26 aprile – ore 17.30 Pomeriggi con l’arte. Abstract-art. I maestri.
Incontro di Storia dell’arte a cura di Silvia Di Paolo dedicato all’arte astratta. Una parentesi per conoscere i maestri “pionieri” dell’astrattismo, fra i quali Ferdinando Chevrier. (Prenotazione obbligatoria fino alle 12.30 di mercoledì 25 aprile – max. 15 partecipanti).
Sabato 19 maggio – ore 22 (in occasione della “Notte europea dei Musei”) Visita guidata alla mostra con Paola Cassinelli

IL CONCORSO “CRITICO D’ARTE PER UN GIORNO” – La mostra riserva altre novità per il pubblico. Infatti con il concorso “Critico d’arte per un giorno” bambini, giovani e adulti sono invitati a esprimere le loro impressioni, emozioni e stati d’animo di fronte alle opere del maestro. Partecipare è molto semplice: visitare la mostra, individuare l’opera preferita ed inviare la propria interpretazione personale, attraverso una foto, un disegno o un rielaborato grafico accompagnata da un commento contenente un massimo di 100 parole, all’indirizzo museoac@comune.monsummano-terme.pt.it. I commenti critici dovranno pervenire entro il 13 maggio 2018. La premiazione avverrà domenica 17 giugno 2018 alle ore 17 al il Mac,n.

Biografia: Ferdinando Chevrier nasce a Livorno nel 1920 e lì muore nel 2005. Dopo una formazione accademica basata sull’arte figurativa si muove, con curiosità e trasporto, tra le numerose proposte intellettuali del Novecento. Membro del gruppo Pittori del Tirreno, passa all’esperienza milanese del M.A.C. (Movimento di Arte Concreta), sperimenta l’Informale, l’Astrattismo geometrico, quello segnico, fino a trovare una propria identità nel movimento vorticoso delle sue linee, la cui sperimentazione si evolve verso la dinamicità e la gestualità espressiva del segno.

Scheda critica: Nell’opera di Chevrier i segni si ripetono, la riconoscibilità delle costruzioni agevola il colloquio fra l’artista e il suo pubblico, mentre il vivace, infinito e appassionato colore, che si insinua come semplice sfondo, diviene una creazione cromatica che imprigiona l’osservatore, trascinandolo in atmosfere immateriali. Luoghi dell’etere plasmati grazie alla realizzazione di un tonalismo che emana fonti di luce, slegato da qualunque raffigurazione naturalistica degli elementi. Esiste un confine labile nelle pitture di Chevrier in cui il colore degli sfondi si mescola con le forme sovrastanti, senza perdere la propria identità: nasce una fusione proprio nella contrapposizione degli elementi pittorici, le sue campiture si pongono nude a cospetto dell’infinito che si riconosce nella terza dimensione e, sollecitata dal movimento delle masse materiche e delle linee dinamiche, si espande. Chevrier stabilisce un dialogo tra l’opera e lo spettatore mostrandogli che l’arte è uno strumento che serve per penetrare negli strati più profondi dell’essere, generando e non raccontando, costruendo e non rielaborando, osservando, non per copiare o interpretare, ma solo per conoscere e per conoscersi.