Gli intarsi arabeggianti, l’oro, i colori del deserto: la stilista-architetto Sabrina Persechino ad Alta Roma

Jaali è una pietra perforata come una grata, lavorata solitamente con motivi ornamentali realizzati attraverso l’uso della calligrafia e della geometria. Una griglia che consente la visione in una sola direzione, oltre al passaggio di luce e aria, fondamentale nelle società islamiche per preservare l’intimità familiare, permettendo così di poter guardare fuori impedendo a chiunque di osservare all’interno. Proprio attraverso il filtraggio della luce, gli abiti, come gli edifici, assumono aspetti diversi, variando continuamente la propria immagine accentuando la sensazione di mobilità e di velocità.

Così l’intaglio della pietra per creare lo Jaali ha suggerito a Sabrina Persechino, stilista, ma prima di tutto architetto (nella foto a sinistra), nata a Roma dove ha il suo atelier, la creazione del macramè geometrico che diventa elemento di forza e trasparenza negli abiti bianchi dalle forme lineari e pulite. Abiti che hanno sfilato sulla passerella di Alta Roma. Dove anche i colori sono influenzati dalle architetture arabe e dal deserto.

Ci sono il nero, che caratterizza le collezioni di Persechino, e l’oro in due tonalità che vivacizza gli outfit da giorno, e rende sontuosi gli abiti da sera. Proprio l’oro, in questa collezione di Persechino, diventa il fil rouge, che lega e connette trame e tessuti, forme e ispirazioni.

Dal gioco della rifrazione e dalla deviazione subita dall’onda luminosa attraverso il passaggio nella Jaali scaturisce proprio il tessuto in filigrana oro. Un intreccio di sottili fili in resina ritorti a creare un elegante effetto di struttura traforata. Il taglio netto sulle pelli dal colore olio, crea intarsi e fessure, feritoie di luce e geometrie perfette su prospetti razionalisti di estrema indossabilità.