I “gioielli” di Carlo Zini raccontati da Bianca Cappello in mostra dal 25 marzo al Museo del Bijou di Casalmaggiore (guarda la fotogallery)

Alla terza edizione, la rassegna di mostre Grandi Bigiottieri Italiani, ideata e curata dalla storica e critica del gioiello Bianca Cappello, in collaborazione con il Museo del Bijou di Casalmaggiore, presenta la mostra monografica dedicata a Carlo Zini, marchio storico tra i più significativi nel panorama della bigiotteria italiana e internazionale dagli anni Settanta del Novecento. La mostra sarà inaugurata il 25 marzo 2017 alle ore 17 e resterà aperta fino al 4 giugno (nella foto sopra il titolo particolare di un collier di Zini).

Divertendosi a creare bijoux fino da bambino, Carlo Zini nel tempo ha costruito un marchio amato e seguito dalle donne più belle e importanti del jet-set internazionale. I suoi bijoux sono stati pubblicati, dall’ultimo ventennio del Novecento ad oggi, nelle principali testate di moda mostrando una sempre nuova capacità espressiva, una grande abilità tecnica e una creatività tipiche del Made in Italy di alta qualità.

“Sono un uomo che ha avuto la fortuna di fare quello che sognava di fare.”
Designer e artigiano produttore di bigiotteria, nasce nel 1950 a Milano in una casa di ringhiera. A tredici anni impara i rudimenti del bigiottiere nel laboratorio del padre e a sedici anni entra come modellista da Diana Monili, storica azienda milanese, dove Carlo inizia un fondamentale periodo di sviluppo e formazione anche grazie all’incontro con Cathy Berberian, cantante e moglie del compositore Luciano Berio. Cathy intuisce le potenzialità di Carlo e lo incoraggia mettendogli a disposizione libri di arte e di oreficeria, dandogli la possibilità di studiare la sua collezione di gioielli di scena e commissionandogli alcuni lavori importanti. Anche quando è costretto ad abbandonare questo lavoro per alcuni anni a causa delle vicissitudini della vita, Zini non abbandona il suo sogno di “creare bellezza” e continua a studiare, ricercare e montare in nuova forma i vecchi bijoux rotti trovati nei mercatini del vintage e dell’antiquariato. “In tanti anni di lavoro c’è stata tanta ricerca sui pezzi di bigiotteria ben realizzati ma rovinati dall’usura del tempo o senza pietre o mancanti di qualche elemento. Quando li ho raccolti l’ho fatto per diverse ragioni, recuperare idee di altri che non firmando i propri pezzi sarebbero stati dimenticati anche nell’anonimato, altra ragione è che aggiustando questi bijoux, smontandoli e riproponendoli con assemblaggi differenti, il prodotto sarebbe stato più completo”. Quando finalmente può cominciare di nuovo a pieno ritmo a dedicarsi ai suoi gioielli fantasia, Carlo inizia una collaborazione con La Guta, ditta di bijoux che gli permetterà di fare altri progressi nello sviluppo della sua professionalità.

Il laboratorio. Finalmente nel 1976 Zini apre un laboratorio in proprio in Ripa di Porta Ticinese il cui successo lo porta a creare il marchio Carlo Zini e ad ampliarsi e strutturarsi sempre di più. Il successo e l’apprezzamento internazionale, spingono Zini ad estendere la produzione anche ad altri accessori come borse, cinture, guanti, sciarpe, ornamenti per capelli e cappellini tutti arricchiti da strass, perle, pizzi e nastri. Alla metà degli anni ’80 la sua passione per i pezzi vintage si trasforma in collezionismo di gioielli e bijoux, ricerca che ben presto condivide con Marco Fei, grafico pubblicitario che dal 1981 diviene l’insostituibile collaboratore e compagno di Carlo. Negli stessi anni Zini inizia varie collaborazioni con il mondo della Moda tra cui Enrico Coveri, Curiel e Moschino.

“Macchè stilista, guardate le mie mani, sono mani di un semplice artigiano!”
Tutti i più brillanti nomi del jet set internazionale amano i bijoux di Carlo Zini. Daniela Javarone, presidente degli Amici della Lirica di Milano, nel 2004 in occasione della prima alla Scala di Milano, sceglie di sfoggiare una pochette di Zini con la facciata del medesimo teatro in cristalli e anche Micheal Jackson, alla fine degli anni ’90, acquista a New York una sua borsa a forma di stella e tempestata di strass colorati. Nel 1987 Carol Alt indossa i bijoux Zini nelle riprese del film “I miei primi quarant’anni”; nel 2012 la costumista Lea Bevilacqua sceglie i bijoux di Carlo Zini per le mise di Arisa nel programma X-Factor. Nella moda è apprezzato da Anna dello Russo, redattore capo di Vogue Giappone e Naomi Campbel; nel mondo della politica, il senatore italiano Ombretta Fumagalli Garulli e l’ex primo ministro inglese Margaret Thatcher. Tra i personaggi dello spettacolo si possono annoverare da Liza Minnelli a Tina Turner, che si è fatta appositamente realizzare da lui un collier con quasi un chilo di pietre di ambra di sua proprietà; da Raquel Welch ad Amanda Lear a Cher che a Montecarlo non si è fatta sfuggire un’imponente collaretta in cristalli neri di Boemia a Liz Taylor che acquista i suoi bijoux da Rodeo Drive a Beverly Hills. In Italia le sue affezionate clienti sono Milva e Mina che, nelle raccolte “Mina Studio Collection” del 1998 e “Finalmente ho conosciuto il conte Dracula…” del 2000, ha scelto per la copertina degli scatti in cui indossa i suoi iconici bijoux in strass e perle di fiume.

Il ritiro. Nel 2015 Carlo Zini decide di ritirarsi, chiude la ditta che viene rilevata da Marco Fei e prende il nome di Phoenix Collection distribuendo in esclusiva il marchio Carlo Zini con un nuovo show room in via Cadore 31 a Milano.

La storica del gioiello Bianca Cappello: “Zini è uno scultore di luce, i suoi materiali elettivi sono i metalli tra cui predilige il rodio, inalterabile e anallergico, le resine che imitano le pietre dure come il turchese, l’onice, la giada imperiale ed il corallo, ma i veri protagonisti per i suoi gioielli fantasia sono i cristalli e gli strass che usa per realizzare bijoux iperbolici per donne forti, ironiche e sicure del proprio fascino”,
Catalogo: Bianca Cappello, Grandi Bigiottieri italiani – Carlo Zini, ed. Universitas Studiorum
Il Museo del Bijou di Casalmaggiore: unico in Italia, il Museo del Bijou, fondato nel 1986 a Casalmaggiore, storico e importante distretto di bigiotteria sorto nel XIX secolo, ospita oltre 20 mila pezzi di bigiotteria, dalla fine dell’Ottocento alle soglie del nuovo Millennio.

Informazioni generali: il museo si trova in via Porzio 9, Casalmaggiore  – nel centro storico, a pochi passi dalla centrale Piazza Garibaldi
Orario: da lunedì a sabato: 10-12 / 15 – 18; domenica e festivi: 15- 19.
Ingresso: intero € 3,00; ridotto € 2,50; visita guidata: € 45,00 per gruppo (max 25 persone)
visite guidate e attività di laboratorio si effettuano solo su prenotazione
Informazioni e prenotazioni: telefono 0375 284423 (Ufficio Cultura del Comune); fax 0375 200251
web www.museodelbijou.it; e-mail info@museodelbijou.it