“Gilda mia Gilda ovvero Rigoletto”: anteprima del Livorno Music Festival 2018. La musica da camera incontra l’opera e la voce recitante di Sonia Bergamasco

di ELISABETTA ARRIGHI

Sonia Bergamasco è un’attrice che la tv (in particolare Raiuno) ha reso famosissima, soprattutto per il suo ruolo di Livia, l’eterna fidanzata del commissario Salvo Montalbano (al secolo Luca Zingaretti). Ma nella sua carriera c’è molto teatro, ci sono parecchi film e molto altro, perché lei riesce anche a intrecciare le sue doti di attrice con quelle di musicista. E’ infatti diplomata in pianoforte al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, la sua città, e spesso musica e teatro, sia come interprete che come regista, si sono intrecciati profondamente nel corso di alcune esperienze professionali. E di nuovo ecco un palcoscenico – quello del Teatro Goldoni di Livorno – dove il suo essere attrice si intreccia alla musica. L’appuntamento è per la sera del 13 aprile 2018 alle ore 21, quando andrà in scena un evento speciale anteprima del Livorno Music Festival 2018 (21 agosto – 8 settembre). Si tratta di “Gilda mia Gilda ovvero Rigoletto”, una straordinaria rielaborazione cameristica della celeberrima opera di Giuseppe Verdi realizzata nella drammaturgia di Vittorio Sermonti, scrittore, traduttore, regista tv e di teatro, grande cultore della lingua di Dante, scomparso nel 2016 e con la musica di Michele Dall’Ongaro, compositore, musicologo, conduttore radiofonico e televisivo, attuale presidente-sovrintendente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma.

LMF ensemble
Contempo ArtEnsemble

Ebbene, in questo contesto avremo Sonia Bergamasco come voce recitante, accompagnata, direttore Vittorio Ceccanti, dai solisti di Contempo Art Ensemble, ovvero Duccio Ceccanti e Clarice Binet al violino, Edoardo Rosadini alla viola, Giorgio Marino al violoncello e Pietro Horvath al contrabbasso. Da ricordare che Vittorio Ceccanti, direttore artistico del Livorno Music Festival, è un artista con un’intensa carriera internazionale in Europa, Asia ed Americhe, insignito della medaglia d’argento del presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi.

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La presentazione dell’evento al Teatro Goldoni

L’evento di anteprima al Livorno Music Festival 2018 è organizzato dall’Associazione Amici della Musica di Livorno in coproduzione con Contempo ArtEnsemble, in compartecipazione con il Comune di Livorno e Scorpio Pubblicità, con il contributo di Fondazione Livorno e Regione Toscana, in collaborazione con Fondazione Teatro Goldoni, Fodazione Arte e Cultura, Fondazione Piaggio  e Rotary Club Livorno. La presentazione ufficiale è stata fatta la mattina di venerdì 6 aprile 2018 al Goldoni, presenti il direttore Marco Leone, la vcesindaco Stella Sorgente, l’assessore alla cultura Francesco Belais, e Vittorio Ceccanti.

GILDA MIA GILDA OVVERO RIGOLETTO /Giuseppe Verdi – Quartetto per archi / Michele Dall’Ongaro /Gilda mia Gilda (per non dire Il Rigoletto) — Melologo per voce recitante e quintetto d’archi, testo e drammaturgia di Vittorio Sermonti / Sonia Bergamasco voce recitante, Solisti di Contempo ArtEnsemble, Vittorio Ceccanti direttore.

Biglietti: in vendita presso il botteghino del Goldoni (tel. 0586 204209) aperto il martedì e il giovedì con orario 10/13 ed il mercoledì, venerdì e sabato ore 17/20, oltre che sul sito www.goldoniteatro.it.

Prezzi: intero 15 euro, 10 euro ridotto under 25.

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GIUSEPPE VERDI QUARTETTO IN MI MINORE PER ARCHI
Verdi sosteneva una tesi molto semplice: se i compositori del “Nord” e quelli del “Sud” hanno delle differenze è bene che queste differenze restino. Non aveva senso, in altre parole, rinnegare la grande tradizione operistica dell’Italia in favore di un’inesistente tradizione cameristica. Perché, dunque, comporre un Quartetto d’archi? Probabilmente per dimostrare che un compositore d’opera non era affatto un compositore di serie b e che anche lui era in grado di creare un quartetto in grado di rispettare le regole accademiche, con un utilizzo preciso (quasi virtuosistico) del contrappunto e con lo sberleffo di una fuga a concludere il quarto e ultimo movimento, quasi un presagio di quella che, qualche anno più tardi, avrebbe chiuso il Falstaff. “Se il quartetto sia bello o brutto non so… so però che è un quartetto!” fu il commento di Verdi alla composizione. Il Quartetto in mi minore venne composto da Verdi a Napoli nel marzo 1873, durante una forzata pausa causata dal rinvio di una nuova produzione di Aida: eseguito in Casa Verdi il 1 aprile 1873, davanti a un uditorio selezionatissimo e ristretto, il quartetto non avrebbe dovuto avere, almeno nelle intenzioni di Verdi, ulteriori diffusioni e fu solo dopo molte pressioni che l’autore acconsentì alla pubblicazione del brano nei cataloghi di Ricordi e Léon Escudier.

GILDA, MIA GILDA (PER NON DIRE IL RIGOLETTO)
“Perché diavolo di ragione uno si ficchi in certi guai non è mai ben chiaro. Ad esempio, tu se lì tranquillo che pensi ai fatti tuoi quando arriva Giorgio Battistelli che ti chiede “perché non riscrivi il Rigoletto?”. E invece di rispondergli “No, grazie. Non sono mica matto” – che sarebbe la cosa giusta – accetti con entusiasmo.
Scopri pure di essere in compagnia di persone perbene, normalmente assennate, che parimenti si trovano alle prese con altri capolavori verdiani. E, insomma, siamo in quattordici.
Più uno. Vittorio Sermonti che, grazie al cielo, ri-racconta Verdi a modo suo. Cioè come siamo abituati a sentirgli raccontare Dante, o Leopardi. E allora ti senti più tranquillo nel dialogare a distanza col bussetano, senza tanti complessi.
Non si tratta mica di rifare Rigoletto (pardon: Gilda, mia Gilda è il titolo che abbiamo scelto) gareggiando col Maestro. Credo che nessuno sia così idiota. Si tratta invece di giocarci insieme, di prendere degli oggetti tanto familiari e passarli al setaccio. Portare Verdi nella tua officina. I baffi non glieli puoi fare, perché già li ha. Ma puoi spettinarli o tagliarli o strapparli.
Raccontare Verdi smontandolo, fondendolo. Estrarre l’anima di una drammaturgia perfetta per ammirarne le molle, le viti, i bulloni. Dunque non ha tanta importanza se al posto della grande orchestra hai un quintetto d’archi. E forse nessuno avrà da ridire se il Narratore, ogni tanto, giocherellerà con un registratorino da quattro soldi, a bassissima qualità, per rincorrere suoni scappati. Niente fischi dal loggione se, magari, con la vociaccia che ci ritroviamo, si accennerà tutti insieme qualche pezzo famoso. Non una celebrazione ma una piccola festa di compleanno un po’ cannibalesca con Nonno Peppino. Spero che si diverta”. (Michele dall’Ongaro)