“Cinquant’anni della Coppa Barontini”: a Livorno la presentazione del libro di Otello Chelli

Sabato 10 giugno 2017, ore 17.30, alla Cantina della Coppa Barontini, scali del Ponte di Marmo a Livorno, per “aspettando la Barontini…”, 50° edizione della Coppa Ilio Barontini, presentazione del libro di Otello Chelli “Cinquant’anni della Coppa Barontini” (Edizioni Del Boccale). Oltre all’autore saranno presenti Juna Goti, giornalista, che del libro ha scritto la prefazione, Massimiliano Talini, presidente del Comitato Coppa Barontini, Maurizio Mini per le Edizioni Erasmo e componente del Comitato Coppa Barontini. La presentazione rientra anche nel programma di Erasmoestate2017, ciclo di appuntamenti estivi a cura delle Edizioni Erasmo Livorno.

Nel libro l’autore ripercorre cinquant’anni di storia, della Coppa Barontini; una manifestazione che da sempre possiede un fascino unico, specialmente di notte, con la folla che assiste alla gara, la fantasmagoria delle luci, con i palazzi che si specchiano nelle acque illuminate, e tutto questo in un’atmosfera quasi trascendente, capace di trasformarsi nell’incredibile magia di un ritorno fiabesco al passato, quando Livorno era la “Ricca Città delle Nazioni” e i Medici, governanti illuminati, come lo furono, successivamente, i Lorena.

L’idea di ricordare e onorare la memoria di Ilio Barontini, “moderno combattente risorgimentale”, organizzando una gara remiera, nacque fra le mura di una sezione dell’allora Pci, la “San Marco Pontino”.
Il libro, parlando della storia della manifestazione, parla soprattutto di Livorno, della sua storia carica di magia e di reminiscenze, dove la mente viaggia lungo i secoli e materializza in se il tempo della bellezza di questa città.

Otello Chelli, nato a Livorno nel 1933, è stato consigliere comunale e ha sempre partecipato attivamente alla vita della città collaborando con il mondo associazionistico e cooperativo. Giornalista, ha partecipato alla fondazione de “Il Manifesto” e ha scritto a lungo su “Il Tirreno”. È autore di numerosi romanzi e racconti ambientati a Livorno.

Dal primo capitolo del libro: “…cinquant’anni di storia, cinquant’anni di passione e forte impegno, di incredibili difficoltà da superare per gli organizzatori e le cantine, protagonisti in assoluto di quello che oggi è un mito, la Coppa Barontini../…Questa storia affascinante è strettamente legata ai nostri fossi e alle cantine che vi si affacciano, che un tempo erano i magazzini delle merci che arrivavano o che partivano da un porto in continua espansione. Parlando di questa manifestazione carica di magia e di reminiscenze, la mente viaggia lungo i secoli e materializza in sé il tempo della bellezza di questa nostra Livorno, nata da un villaggio di pescatori poi trasformato dai Medici, dopo l’interramento di Porto Pisano, in una magnifica città-porto. A popolarla confluirono genti provenienti da tutto il mondo che dettero vita ad un popolo completamente diverso dalla ‘gens toscana’ e italiana, con caratterialità eccezionali di generosità, impulsività, sommo senso dell’umorismo, ribellione contro qualsiasi sopruso, tenacia e ingegno. A creare tutto questo furono le Leggi Livornine che, vale qui la pena di ripeterlo, favorirono l’afflusso di stirpi spesso completamente diverse che, senza alcuna conflittualità, dettero vita ad una città cosmopolita colta, industriosa e colma di fermenti libertari da una parte e religiosi dall’altra, una città di eroi risorgimentali e di santi.

Gli organizzatori della Coppa Barontini forse, all’inizio, non si resero conto di quanto fosse indovinata e fortunata la scelta di una gara a cronometro nel cosiddetto Pentagono del Buontalenti. Avevano scelto una cornice magnifica che avrebbe caricato di magia l’intero percorso di quel nucleo di Livorno che ancora oggi toglie il fiato a chi, dal battello, ne visita l’intero perimetro, specialmente in certe notti di stelle e di luna piena. Sulla bellezza di quella rete di vie d’acqua, dove transitavano lentamente maestosi i navicelli, quei neri barconi coperti di pece che trasportavano le merci preziose che avevano reso grande il nostro porto, oggi ci sono barche e yacht di ogni stile e grandezza, portatori di notevole inquinamento che rende sempre più torbido il colore delle acque dei nostri fossi laddove i nostri padri, e qualcuno di noi, si tuffavano felici e riuscivano anche a pescare pesci prelibati, anguille e ghiozzi…”

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