Bill Viola a Palazzo Strozzi. La videoarte (in mostra) che percorre un nuovo “Rinascimento elettronico”

di GABRIELE RIZZA

Che la società contemporanea, finito il postmodernismo, è entrata nella sfera della “liquidità”, ce lo ha detto Zygmunt Baumann. Che l’arte può assumere una forma fluida e scorrevole ce lo insegna Bill Viola. L’artista americano, origini italiane, è tornato in Toscana, a Firenze, che lo festeggia con una grande mostra in Palazzo Strozzi dal titolo emblematico: “Rinascimento elettronico” (aperta dal 10 marzo 2017). Come a voler coniugare le accecanti visioni storiche che formarono negli anni Settanta l’artista in visita di studio nella città culla del Rinascimento con le trasformazioni poetico concettuali che i mezzi di riproduzione della realtà consentivano. Veri simboli propulsori di una concezione appunto mobile e istantanea della creatività ed elaborazione artistica.

Viola respirò quel clima fiorentino, arrembante e provocante. Indisciplinato e visionario. E qui si formò il suo vocabolario di videoartista. Come direttore tecnico di “art/tapes/22”, la galleria a aperta a Firenze in via Ricasoli da Maria Gloria e Giancarlo Bicocchi, destinata a ricoprire il ruolo di apripista di un linguaggio tecnologicamente all’avanguardia, allora in Italia del tutto sconosciuto. Le opere di Viola sono finestre illuminanti di una diaspora di epifanie, mistiche e leggendarie, cosmiche e planetarie, che immergono il visitatore/osservatore in una sorta di dinamiche delle traiettorie, spazi che coniugano altri spazi, linee che frazionano altre linee, di per sé avvolgenti, quando non ancor più comunicanti se riflesse nel “modello” di partenza. E se l’abusato “dialogo” di opere fra loro distanti, è nozione di comodo e rimanda a un “politicamente corretto” e “umanisticamente pulito” destituito di ogni fondamento (se non quello di modernismo asettico e superficiale), per Viola il “dialogo” è uno specchio parlante, brame da soddisfare e profili da coniugare.

Qui in mostra l’esempio è commovente, ipnotico, un miraggio, un arcobaleno di luce, che appare scompare, prima fra tutti la “Visitazione” del Pontormo proveniente dalla pieve di Carmignano, seguito da Masolino da Panicale (“Cristo in pietà”), Paolo Uccello (“Il diluvio universale e recessione delle acque”), Lukas Cranach (“Adamo Eva”). Il percorso prosegue negli spazi della Strozzina, fra video, installazioni e foto d’epoca, gli anni Settanta a Firenze quando sui muri si potevano leggere slogan come “Nixon ti aspetta Norimberga”, i cortei, studenti e operai uniti nella lotta caricati dai celerini, invadevano le piazze, mentre gli artisti distruggevano contenuti e sdoganavano eccessi. Catalogo Giunti. Aperta fino al 23 luglio. Info 055 2645155 e www.palazzostrozzi.org