“Andrea Chénier” a Sassari: il critico Fulvio Venturi intervista Marcello Mottadelli direttore d’orchestra

di Fulvio Venturi

In una realtà culturale vivace e interessante come quella dell’Ente concerti Marialisa De Carolis di Sassari, ritenuto uno dei migliori teatri di tradizione italiani, è molto attesa la nuova produzione di Andrea Chénier che andrà in scena venerdì 9 dicembre 2016 (replica pomeridiana domenica 11 dicembre). Direttore d’orchestra è un maestro ancor giovane ed emergente, Marcello Mottadelli (nella foto grande e nel testo). 

  • Come nasce il direttore d’orchestra Marcello Mottadelli? La sua formazione, i suoi esordi, il suo repertorio più congeniale.

“Marcello Mottadelli direttore,nasce per caso… Ho studiato organo e composizione organistica prima al Conservatorio Verdi di Milano e successivamente alla Hochschule di Vienna. Strumento che mi ha formato tantissimo musicalmente e che mi ha permesso già di girare suonando un po’ in tutta Europa. Dirigere, è un sogno, per molti aspetti e per tanti motivi. Casualmente a Vienna, aiutai una cantante con il pianoforte che stava preparando un concorso lirico. Gli dissi che di opera non ne sapevo nulla ma siccome non aveva un altro Korrepetitor, lavorammo insieme. Cominciai a darle qualche suggerimento, non sapendo da che parte quel particolare bagaglio di competenze provenisse, ma che sentivo forte dentro di me….Studiammo insieme diversi giorni, e lei, alla fine vinse il concorso. Certo non fu per merito mio ma compresi che lo studio dell’organo, forse, era un pochino riduttivo. Mi iscrissi sempre a Vienna, in estate ad un masterclass per direttori d’orchestra. Bene, al secondo giorno, dato che non avevo alcuna preparazione ed avuto mai input a riguardo, andai dal docente dicendo che me ne volevo andare poiché la differenza tra me e tutti gli altri, era imbarazzante e che mi sentivo male nella classe. Lui mi disse di restare, di non fare questo sbaglio e quindi scappare. Studiavo la notte, passavano i giorni e miglioravo a vista d’occhio finché mi trovai di fronte alla mia prima orchestra, e per fortuna andò molto bene. Mi ritengo un autodidatta; so di avere diverse lacune che una scuola poteva colmare ma è andata così… Infatti seguii successivamente delle lezioni sempre nell’Accademia viennese, ma non gradisco che mi dica come devo sentire la Musica. Penso che verso noi musicisti, talvolta, siano imposte “gabbie mentali” da seguire, emulare etc. Questo ci priva di dispiegare le ali e volare. Uscirne non è facile, ossia intraprendere delle scelte personali, sostenute da una filosofia e da una mentalità propria, portandole avanti fino alla fine, senza magari avere risultati immediati. Non è per niente facile”.

  • Nell’ambito dei direttori d’orchestra, Marcello Mottadelli ha dei modelli preferenziali ai quali ispirarsi, ai quali guardare con ammirazione?

“I grandi nomi, sono tutti eccellenti, dipende dal repertorio che eseguono. Personalmente, guardo al passato dove i Maestri erano delle vere e proprie istituzioni, specie nel repertorio verista, quello più complesso a mio modesto parere. Dovessi citare un nome su tutti, direi senza ombra di dubbio Molinari Prandelli”.

  • Andrea Chénier è opera popolare, di gran seguito da sempre, ma in sede critica non da tutti ritenuta “capolavoro”. Qual è il suo pensiero a riguardo?

“Aspetto Aandrea Chénier, da 45 anni, cioè da quando sono nato. È un’opera estremamente complicata, complessa, etc. La ritengo una punta assoluta del verismo italiano! Ognuno esprime quello pensa a tal riguardo, ma la ritengo un capolavoro assoluto! Il primo commento di qualche orchestrale dopo le prime prove è stato ‘Maestro, questa Musica è devastante!’. Concordo positivamente”.

  • Andrea Chénier, sempre sospesa fra verismo e romanticismo, fra storia e melodramma, è anche partitura molto difficile da tenere in equilibrio. Senza contare i repentini cambiamenti di tempo, di situazione. Lei che cosa ne dice?

“Ci stavo giusto pensando ieri sera in prova… E’ un’opera che dirigo, o almeno cerco, con l’anima. Sono onde di energia pura, unite ad un profondo dramma teatrale. Inoltre in primis, occorre avere una necessaria maturazione come uomo. Tecnicamente tutto è possibile, ma la maturità si acquisisce solo con tempo, attraverso le esperienze della vita quotidiana. Ho cercato di guardarla da diversi punti di vista, e metabolizzare il tutto.Senz’altro la cosa più difficile è trovare un equilibrio tra i tempi concitati, lenti ed improvvise fermate dove il testo ne fa da padrone. Ho quindi ripensato a Bellini, ai suoi recitativi, dove ci sono pagine senza accordi d’orchestra, dove occorre quindi una sapiente e chiara direzione della Musica”.

  • Umberto Giordano, esponente della “Giovane Scuola Italiana”, del “verismo” tout-court, che però giunge ad asciuttezze déco nella Cena delle Beffe e nel Re. Dunque musicista complesso. Che cosa pensa Marcello Mottadelli degli altri musicisti del verismo, Mascagni, Leoncavallo, Cilea, Catalani… Di altri ancora come Montemezzi e Zandonai… Forse persino Puccini… Alcuni titoli, come Iris, Zazà, le stesse Wally e Adriana, L’amore dei tre re e Francesca da Rimini, sembrano di grande interesse. Non varrebbe la pena riproporre certe opere con maggiore assiduità?

“Assolutamente! Il mio repertorio preferito è senza dubbio il verismo..sono titoli ed autori difficili, forse che non trovano sempre larghi consensi tra il pubblico e la critica. Inoltre, occorrono particolari voci per le esecuzioni, voci moderatamente difficili da trovare”.

  • Sassari è conosciuta per essere una delle più belle realtà fra i teatri di tradizione italiani. Che ambiente ha trovato?

“Ho trovato un ambiente molto sereno, con energia positiva e tantissima voglia di fare. Lavoro sempre durante le mie produzioni, sulle motivazioni: sono fondamentali”.

  • Ci parli infine di questa produzione. Regia, scene e costumi, solisti, orchestra, coro…

“È molto piacevole lavorare con il Maestro Marco Spada, regista della produzione e direttore dell’ente De Carolis. Ci siamo confrontati spesso, abbiamo parlato molto. Questo lavoro, tra direttore e regista, purtoppo non si fa quasi più. Ognuno fa il suo e non si cresce insieme.La regia è moderna, ma con simboli ed elementi settecenteschi molto forti. Davvero interessante, insieme a costumi, molto raffinati e luci sapienti. Il ruolo di Chenier, è difficilissimo, canta molto con note lunghe ed acute, oltre ad un senso melodico-drammatico profondo. Davvero difficile. Sono tutti bravi, si sono applicati con grande intensità e disciplina, sia nelle prove musicali che in quelle sceniche. Non parlo mai dei singoli; ma dalla prima prova ho ripetuto a tutti, che il successo di una produzione, deve essere innanzitutto del gruppo, unito, compatto e coeso, su cui le voci devono fare la differenza.mottadelli
Tutti sono indispensabili, nessuno escluso. Orchestra davvero straordinaria. Mi hanno fatto sentire a mio agio fin da subito, hanno studiato molto poiché tecnicamente è un’opera difficilissima da suonare. Sono davvero delle splendide persone prima, ed ottimi musicisti poi. Infine il coro, preparato in maniera pressoché perfetta dal Maestro Antonio Costa. Incredibile quanta passione il Maestro del coro, mette nel suo lavoro… Mi rendo conto che ho ancora molto da imparare…”

  • Maestro Mottadelli, quali saranno i suoi impegni futuri?

“Da settembre fino ad ora, ho fatto moltissimo già, per mia fortuna…. Essendo coordinatore artistico con funzione di direttore artistico (ma anche musicale…) dell’opera nazionale di Bucarest, svolgo sia una parte manageriale per solisti, coro ed orchestra e simultaneamente dirigo gli spettacoli più importanti. Tra gli impegni futuri, il 18 Dicembre avremo Romania Opera Awards, in diretta tv nazionale, internazionale e streaming, dove conferiremo un premio alla signora Nelly Miricioiu. Ospite straordinario della serata sarà il tenore Roberto Alagna. Inoltre il nostro meraviglioso coro e la nostra orchestra. Infine il 13 gennaio, avremo la prima di Lucia di Lammermoor, con la mia direzione, e la regia di Andrei Çerban, Maestro noto a livello mondiale.
Il tenore per la prima sarà Ramon Vargas”.