“A Jazz Supreme”, al via la seconda edizione. Primo concerto (al Teatro Verdi di Firenze) con Paolo Fresu e Gianluca Petrella. Poi in Sala Vanni live fino al 30 novembre

Ispirata dal disco “A Love Supreme”, ritenuto all’unanimità il capolavoro di John Coltrane nonché uno dei dischi più importanti della storia della musica, la rassegna “A Jazz Supreme” diretta da Fernando Fanutti del Musicus Concentus e dal pianista Simone Graziano giunge alla sua seconda edizione e inaugura venerdì 12 ottobre 2018 al Teatro Verdi di Firenze con l’esclusivo concerto di Paolo Fresu e Gianluca Petrella (sopra il titolo Paolo Fresu – A Solo, ph. Roberto Cifarelli).

L’estemporaneo incontro fra questi due grandi nomi del jazz contemporaneo, protagonisti sino ad oggi di alcune avventure musicali in comune, è da annoverare nel libro della creatività assoluta.

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Fresu e Petrella hanno dalla loro una grande preparazione tecnica, volta innanzitutto alla ricerca del suono tout-court; anche per questo entrambi non sono nuovi alle frequentazioni nel mondo dell’elettronica, usata appunto anche in questa occasione con la massima duttilità ed intelligenza possibili, seguendo l’ormai famoso motto inventato da Brian Eno, che indica un uso appunto “intelligente” della macchina, laddove dunque sia l’uomo a controllare la macchina e mai il contrario. Il resto è pura gioia per le orecchie dell’ascoltatore anche perché il duo si diverte e riesce a divertire, attraversando territori di assoluta originalità, toccando “sacri” standard della storia della musica afro-americana e brani originali. Una formazione dalle grandi possibilità “esplosive” sia per l’alta capacità di produzione d’idee collegata alle peculiari personalità musicali in gioco, sia per la ricerca di nuove architetture, mai scontate in un progetto, almeno sulla carta, impegnativo e comunicativo come quello del duo, figurazione tra le più difficili del mondo della musica improvvisata (sotto a sinistra Gianluca Petrella, ph. Roberto Cifarelli).

Gianluca Petrella ( © Roberto Cifarelli )

Ad aprire il concerto di Fresu e Petrella saranno i fiorentini ⁄handlogic, già vincitori del Rock Contest di Controradio nel 2016. La band ha all’attivo oltre 100 concerti e nella scorsa primavera si esibita per la prima volta in un tour europeo.

A partire dal suo secondo appuntamento la rassegna si trasferirà presso la Sala Vanni in Piazza del Carmine (sempre a Firenze). Qui venerdì 19 ottobre terrà banco il tentetto di Beppe Scardino, ensemble che ha debuttato lo scorso ottobre con il sostegno di Pisa Jazz e che costituisce la realizzazione di un desiderio degli ultimi anni di Scardino, quello dell’organico allargato.
Nasce così questo gruppo dal suono compatto, dinamico ed antitetico: una sezione ritmica elettrica e ruvida (rhodes, chitarra, contrabbasso, batteria elettronica) contrapposta ad una sezione fiati ampia (3 sassofoni/ clarinetti, 2 trombe/corni, tuba). Contrasti e simmetrie.
Il materiale compositivo proposto da Scardino è la sintesi di molti elementi di ricerca personale degli ultimi anni: la poliritmia, gli estremi, i temi lunghi, le piccole cellule, la ripetizione ossessiva, la densità armonica, l’eterno crossover tra i cosiddetti generi. Collaboratore per anni del trombonista Gianluca Petrella (nei gruppi Cosmic Band ed Il Bidone) con il quale ha modo di esibirsi nei maggiori jazz festival italiani ed europei, Beppe Scardino ha fatto parte del quintetto di John De Leo e della sua Grande Abarasse Orchestra, ha suonato per anni con il cantautore Bobo Rondelli, ha collaborato, anche come arrangiatore, con i Virginiana Miller, con la cantautrice Emma Morton, con i Bad Love Experience, con Mezzala. Suona con i Calibro 35, con i quali ha partecipato nel febbraio 2018 al tour di presentazione dell’ultimo lavoro, “Decade”.

Il 26 ottobre uno dei concerti più attesi di questa seconda edizione di AJS, ovvero il duo Iverson/Turner, composto dal sassofonista Mark Turner e il pianista Ethan Iverson.
L’incontro fra i due avviene durante alcune jam session del 1990 a New York City, quando entrambi avevano già avviato le loro carriere individuali. Il primo, Ethan Iverson, pianista, compositore e scrittore, è molto noto nel mondo del jazz per aver fatto parte del trio Bad Plus (esibitosi a Firenze in Sala Vanni nel 2002) ed aver collaborato, tra gli altri, con Ron Carter, Al Heath, Bill Frisell, Charlie Hafen, Lee Konitz. Con i Bad Plus ha avuto il merito di rinnovare il linguaggio della classica formula pianoforte-contrabbasso-batteria con massicce dosi di pop e avanguardia; una band capace di superare con slancio i paletti dei generi codificati e di muoversi con disinvoltura tra Ornette Coleman e Prince. Il secondo, Mark Turner, è sicuramente uno dei più grandi tenoristi presenti sulla scena mondiale ed ha collaborato, tra gli altri, con la big band di Dave Holland. Caratterizzato da una voce strumentale di grande bellezza e intensità espressiva messa al servizio di un estro melodico superiore, Turner è riuscito a elaborare compiutamente un proprio stile rigoroso e inconfondibile, e fa indiscutibilmente parte di quella elìte di musicisti che sta fornendo un importante contributo all’evoluzione del linguaggio improvvisativo del jazz.
Un decennio dopo il loro primo incontro Turner e Iverson sono entrati a far parte del quartetto di Billy Hart, collaborando a due album targati ECM; adesso, con Temporary Kings debuttano finalmente con un album in duo. In questo lavoro Iverson e Turner esplorano il terreno comune tra gli intricati toni della scuola Trsitano/Marsh e la crescente intimità della moderna musica da camera. L’album presenta sei brani originali di Iverson (tra cui il nostalgico pezzo solista Yesterday’s Bouquet) e due di Turner (tra cui Myron’s World, traccia che ha acquisito uno status di quasi-classicità tra i jazzisti contemporanei). Il cd comprende anche una traccia un po’ fuori dagli schemi, in stile blues (Unclaimed Freight) ed una sorprendentemente melodica, quasi raveliana, traccia di apertura dedicata alla città svizzera nella quale l’album è stato registrato (Lugano).
L’esibizione di Iverson/ Turner sarà introdotta da Michelangelo Scandroglio “In the Eyes of the Whale”, progetto prende spunto dalle melodie rockeggianti e malinconiche dei Radiohead e dei Beatles, ispirandosi fortemente al jazz contemporaneo di Ambrose Akinmusire e Gerald Clayton.

Pipe Dream, in Sala Vanni venerdì 2 novembre, è il frutto della collaborazione internazionale tra Hank Roberts e quattro tra i musicisti più creativi e trasversali della nuova scena italiana (Pasquale Mirra, Zeno De Rossi, Giorgio Pacorig e Filippo Vignato), nato come produzione originale del festival Jazz & Wine of Peace di Cormons nell’ottobre 2017.
Da questo incontro si è originata una formazione dal suono singolare, capace di spaziare tra atmosfere cameristiche, echi africani, new music e folk-rock statunitense, che ha preso forma stabile, ha completato un primo tour nell’autunno scorso e ha registrato un CD in uscita per CAM Records nel 2018.

Jakob Bro Trio è il gruppo capitano da Jakob Bro che il 9 novembre si esibirà a fianco di Joey Baron alla batteria e Thomas Morgan al basso. Jakob, chitarrista, bandleader e compositore, nasce nel 1978 in Danimarca, dove grazie al padre avviene il primo approccio con la musica. All’inizio una forte passione per la tromba, ma è dopo aver scoperto la musica di Jimi Hendrix che lascia lo strumento a fiato per la chitarra che studia presso diverse scuole: dalla Royal Academy of Music di Danimarca, alla Berklee School di Boston fino alla New School di New York.
Attualmente attivissimo, Jakob fa parte del gruppo del batterista Paul Motian ed è membro del quintetto transeuropeo di Tomasz Stanko.

La collaborazione con il Music Pool, partner storico del Musicus Concentus, si concretizza anche nella produzione del concerto Stefano Tamborrino Seacup, previsto per venerdì 16 novembre. Seacup, letteralmente “tazza di acqua marina” è la sintesi di un mare interiore. Apparentemente circoscrivibile all’area di un contenitore, esso conserva la difficoltà di controllo dovutagli alla propria natura liquida e imprevedibile. L’onda può essere la culla del nostro sguardo, tuttavia essa medesima, ha in sé la capacità di spazzare via un intero paesaggio.
Il sestetto si compone di un organico inusuale in cui possiamo riconoscere il classico quartetto d’archi, arricchito però dalla creativa presenza di batteria, elettronica, voce, sassofono e clarinetti. 

Penultimo appuntamento della rassegna, previsto per venerdì 23 novembre, è il concerto per solo piano dello statunitense Craig Taborn. Il pianista fa parte della generazione venuta alla ribalta negli anni ’90 e cresce in una città – Minneapolis – che vede pure l’emergere di gruppi come The Bad Plus e Happy Apple, una cerchia di musicisti che condivide l’assoluta mancanza di pregiudizi nei confronti degli stili.
Il concerto di Taborn sarà introdotto dal duo composto da Samuele Strufaldi & Tommaso Rosati, sul palco della Sala Vanni con un sound che passeggia tra scrittura contemporanea e improvvisazione, tra glitch e drone, tra elettronico e acustico in una ricerca continua di alternanza tra equilibrio perfetto e contrasto estremo.

Chiude la rassegna, venerdì 30 novembre, l’ensemble Gabriele Mitelli ONG Crash: un quintetto d’eccezione che porta a Firenze il jazz del futuro.
Gabriele Mitelli è il talento italiano dell’anno per la storica rivista Musica jazz e il debutto discografico del suo nuovo progetto O.N.G. “Crash” è stato considerato tra i migliori dischi jazz del 2017 per la European jazz chart e per Il giornale della musica. Uscito a maggio 2017 per la Parco della Musica Records, il progetto O.N.G. “Crash” è stato ideato dal trombettista bresciano: un quartetto composto dallo stesso Mitelli (pocket tromba, genis russo, elettronica) e da Enrico Terragnoli (chitarra elettrica), Gabrio Baldacci (chitarra elettrica baritono) e Cristiano Calcagnile (batteria), musicisti di altissimo profilo che vantano collaborazioni con artisti come Markus Stockhausen, Anthony Braxton, Stefano Bollani, Carla Kihlstedt, Tristan Honsinger, William Parker, Paolo Fresu ed Enrico Rava, per citarne solo alcuni. Partendo da brani di riferimento come “A tratti” dei C.S.I., “Sleep talkin” di Ornette Coleman o “Lanquidity” di Sun Ra, le composizioni dell’ensemble si dilatano tra ampie sezioni di improvvisazione e sonorità jazz ruvide, attraverso le potenzialità timbriche, ritmiche e melodiche di ogni strumento.

Le attività del Musicus Concentus sono realizzate con il contributo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, della Regione Toscana, del Comune di Firenze e della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze.

A JAZZ SUPREME – seconda edizione / Teatro Verdi, Via Ghibellina 99, Firenze
12 ottobre: Paolo Fresu & Gianluca Pertrella  + ⁄handlogic

Sala Vanni, Piazza del Carmine 14, Firenze
19 ottobre: Beppe Scardino BS 10
26 ottobre: Iverson/ Turner + Michelangelo Scandroglio “In the Eyes of the Whale”
2 novembre: Pipe Dream
9 novembre: Jakob Bro Trio + Evita Polidoro “Mirror”
16 novembre: Stefano Tamborrino Seacup – in collaborazione con il Music Pool
23 novembre: Graig Taborn Solo Piano  + Samuele Strufaldi & Tommaso Rosati
30 novembre: Gabriele Mitelli Ong “Crash”

Inizio concerti ore 21:15

BIGLIETTI / Abbonamento (disponibilità limitata) 75€+dp
Teatro Verdi: biglietti numerati in prevendita 20/25€+dp // Biglietti numerati interi alla porta 30/35€
Sala Vanni: biglietto numerato in prevendita 13€+dp // Biglietto numerato intero alla porta 20€
Riduzione 20% alla porta per soci Arci, soci Coop e under 25
Biglietti e abbonamento su Circuito Box Office Toscana e TicketOne

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